About Us

Mi chiamo Emanuele Revello sono nato a Genova il 20 ottobre del 1975 e sono il secondo di due figli.

Mio fratello maggiore si chiama Paolo e appena mi vide nella culla in ospedale chiese a mia mamma di lasciarmi lì e far nascere un nuovo fratello perché non gli andavo troppo bene. Abbiamo passato tante cose insieme negli anni e spesso siamo stati in conflitto però crescendo e invecchiando abbiamo capito che ci vogliamo bene anche se siamo così diversi caratterialmente.

Mia mamma si chiama Giovanna, ha 77 anni ed ha sempre avuto una grande passione per la cucina e la lettura, ma la mia maestra in cucina non è stata lei ma bensì mia nonna Jole. Lei era una donna ligure tutta d’un pezzo, sposata con un pescatore, mio nonno Battista, e con 3 figlie femmine cui aveva insegnato a cucinare. Quando entravo nella sua cucina lei era sempre intenta ad impastare e a preparare i ravioli di magro (con un ripieno di ricotta e bietole) conditi con un delizioso sugo di carne che si chiama “Tuccu”, oppure i “pansotti”, dei ravioli di magro chiusi a forma di tortello, conditi con una salsa di noci. Per me è sempre stato emozionante vederla cucinare e quando mi chiedeva di aiutarla ero troppo felice perché potevo finalmente sporcarmi le mani e soprattutto mangiare i ravioli crudi.
In famiglia oltre alla nonna, c’erano anche altri parenti coinvolti nella ristorazione come ad esempio mio padre, Angelo, che decise di aprire un bistrot a Sestri Levante alla fine degli anni 70, seguendo la passione per la cucina e la raffinatezza trasmessa dal mio nonno Guido.

Ho vissuto la mia infanzia a Milano per poi tornare in Liguria quando avevo poco più che 14 anni.

Da piccolo ero molto curioso e mi piaceva tanto giocare e queste caratteristiche sono rimaste dentro di me e mi guidano anche adesso che sono adulto. A scuola non ero un secchione ma nonostante tutto sono sempre riuscito ad arrivare in fondo all’anno senza problemi, amavo la storia e l’inglese e odiavo la matematica e le materie scientifiche perché detestavo imparare a memoria le formule.

Da quando avevo 7 anni iniziai a giocare a basket e, oltre ad essere abbastanza bravo (visto che ho giocato anche una stagione in serie A delle giovanili) mi ha permesso di iniziare a fare amicizia con i compagni, nonostante fossi molto timido, e a farmi capire quanto fosse importante il gioco di squadra, la collaborazione e la cooperazione per riuscire ad arrivare a vincere. Lo sport mi ha accompagnato sempre durante l’adolescenza e ancora oggi mi piace praticarlo per mettermi alla prova oltre che tenermi in forma.

Finita la scuola ho provato a dare qualche esame all’università ma non era la mia strada, volevo lavorare, mi sentivo profondamente guidato dal senso del dovere e, a differenza dei miei amici, che partivano l’estate per fare un viaggio con lo zainetto o proseguire gli studi, decisi di iniziare a lavorare nel bistrot di mio padre.

 Il senso di responsabilità verso la mia famiglia mi ha sempre guidato e, anche se ho perso un po’ di leggerezza nel tempo, ho avuto la possibilità incrociare quella che poi sarebbe diventata la mia strada.

Ma la sola passione per la cucina non poteva essere sufficiente per iniziare a lavorare nella ristorazione così seguii dei corsi alla scuola alberghiera e capii subito che l’organizzazione del lavoro, il ruolo dello chef, l’utilizzo di materie prime di qualità, la ricercatezza di certi piatti e le tecniche di cottura e conservazione mi affascinavano in egual misura rispetto alla cucina casalinga che ero abituato a vedere ed assaggiare in famiglia.

Per 6 anni ho lavorato nella ristorazione poi ho conosciuto Simona, mi sono innamorato e ho deciso di sposarla cambiando vita, lavoro e città. Quando avevo 25 è nato il nostro primo figlio che si chiama Lorenzo, dopo 5 anni è arrivata Letizia e nel 2010 anche Tommaso. Sono padre di 3 figli meravigliosi, che un po’ mi somigliano perché ognuno di loro ha una caratteristica fisica o caratteriale che mi appartiene. Diventare papà da giovane è stato meravigliosamente faticoso, mi ha permesso di vivere con incoscienza e gioia momenti complicati e fare scelte difficili perché ero concentrato solo nel rendere felici e orgogliosi tutti.

In quegli anni ho avuto la fortuna di lavorare a stretto contatto con due chef di grande esperienza, Mario e Giancarlo, che mi hanno insegnato alcune tecniche di cucina e la gestione della sala, il servizio alla carta e il banqueting, quindi sono stati fondamentali perché mi hanno fatto fare il salto di qualità e imparare a gestire i grandi numeri che c’erano durante i weekend oltre a presentarmi altri professionisti con i quali collaboro ancora.
Ma lo chef vive una vita al contrario, quando tutti fanno festa lui lavora, quando tutti si riposano lui indossa la giacca e lega il grembiule, quando tutti dormono da ore lui si cambia e torna a casa stanco. Con un figlio piccolo e una moglie a casa la situazione cominciava a diventare complicata e per questo, mi sembrò giusto cambiare lavoro per stare più vicino alla mia famiglia.

Per 10 anni ho lavorato come agente immobiliare ma non rientravo nei canoni standard di venditore di appartamenti perché non era un mestiere  stimolante, non potevo tirare fuori la mia creatività e soprattutto non ero felice. Emblematico il fatto che a volte ai clienti suggerivo di non comprare un immobile per evitare di non fare un affare e che sul mio comodino di camera ci fossero sempre pile di libri dedicati alla cucina.

 

 Ho provato a resistere ma poi ho capito che dovevo seguire la mia più grande passione. Dopo tanti anni di matrimonio con mia moglie ci eravamo anche tanto allontanati, percorrendo entrambi strade diverse e insieme non eravamo più come un tempo.

Nel 2014 ci siamo separati e sono tornato a Sestri Levante per rimettermi di nuovo in gioco e seguire il mio amore per la cucina, quella fatta di prodotti dell’orto, coltivati dalle mie mani, “la cucina agricola” come mi piace definirla.
I miei genitori intanto avevano aperto una specie di locanda e con mio fratello l’abbiamo trasformata in un agriturismo dove produciamo anche olio, confetture e la passata di pomodoro. Prepariamo anche il pane fatto in casa, la focaccia, i dolci e la pasta all’uovo perché la panificazione e la pasticceria mi appassionano enormemente.
La cucina, che prima era uno spazio piccolo e dal sapore casalingo, si è allargata e arricchita di nuovi elettrodomestici per diventare a tutti gli effetti una cucina professionale dove lavoro tutti i giorni con determinazione e tanta passione. Il fatturato del ristorante è triplicato in poco tempo e i miei ospiti escono con il sorriso di chi è molto soddisfatto e tornano sempre a mangiare alla “Pergola dei Paggi”.

Negli ultimi anni ho deciso di dedicarmi anche all’organizzazione di eventi come matrimoni, battesimi, comunioni e ricevimenti corporate in Liguria ma anche nel resto d’Italia in sinergia con figure professionali quali wedding planner, food designer e altri colleghi chef con i quali ho collaborato fianco a fianco. Questi ingaggi mi gratificano particolarmente perché ho sempre occasione di imparare qualcosa di nuovo e aprire la mia mente a nuove esperienze lavorative.

Credo quindi di aver finalmente trovato la mia strada perché adesso, anche quando la mattina mi sveglio stanco perché ho dormito poco, e ho tutti i muscoli doloranti perché ho passato tante ore in piedi a cucinare, sono orgoglioso e sereno.


Da poco però c’è un’altra cosa importante che è arrivata all’improvviso nella mia vita. Ho avuto la fortuna di conoscere una persona speciale, con la quale ho tante cose in comune, e ho deciso di ridarmi un’altra possibilità, di buttarmi e mi sono innamorato senza riserve ma con qualche paura, quelle fanno parte di me, non si possono cancellare in poco tempo.
Con lei mi sento speciale, ho ritrovato l’entusiasmo.
La vita spesso toglie ma poi restituisce sempre qualcosa di buono e adesso, dopo tanti anni in cui vagavo, credo di essere approdato in un porto fatto di dolcezza e complicità, di gioia e amore, che credevo non potesse esistere.
Abitiamo lontani, anche lei ha 3 figli, siamo incasinati ma facciamo di tutto per vederci e stare insieme, per incoraggiarci nei reciproci lavori, per farci forza nei momenti in cui tutto a volte sembra complicato. Insomma sono felice e sento che si sta per aprire un nuovo capitolo della mia vita ed io sono pronto per viverla.

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